23 gennaio. Il seguito, la prima visita:
Biblioteca Nazionale, 21 febbraio 2025. I luoghi e le storie.
di Gilda De Caro
Che dire di una buona idea? Che dire, mentre la si comincia a realizzare? Certamente, uno strano stato d’animo. Il compiacimento galleggia in alto, come per dire- quando si vuole, si agisce e si riesce …un po’ più sotto il timore- forse è una forzatura? Si doveva concludere il 23, tutte loro un po’ provate, reggerà quel folto pubblico nei prossimi mesi, presenti e memori delle argomentazioni di gennaio, la gestione di direttrici donne, la loro professionalità, l’impegno, lo studio, la loro vita.
Ormai è fatta. Il 21 febbraio è oggi, la discesa è finita, il portone della Biblioteca Nazionale è aperto, il gruppetto c’è, mi viene in mente Volpi, famoso editore a Padova già nel 1754, in “Del furore di aver libri”, a proposito di Librerie Pubbliche, ricorda “San Filippo Neri fra l’altre Regole del suo Instituto pose quella di tener pulita la Libreria: la quale non solo è di gran decoro delle Metropoli, e delle Università, ma altresì delle case religiose” La Biblioteca Nazionale è davvero un gran decoro per la città, che da anni vive l’offesa alla sua dignità con la chiusura della ultracentenaria Biblioteca Civica. Oscurato ogni timore, si percepisce subito l’entusiasmo nel gruppo di trovarsi là, la sorridente direttrice, dott.ssa Adele Bonofiglio rende l’accoglienza calorosa, così il sorriso giovane di Giovanni Delfino, esperto per noi guida designata… ed è subito visita!
La prima osservazione cade sull’edificio, un tempo era il Seminario, palazzo cinquecentesco monumentale circondato da casette, cosiddette per la loro funzione di servizio, preesistenti il palazzo stesso, si procede verso la sala Giorgio Leone e gli scavi di epoca Brettia e romana: nasce l’incanto del silenzio assorto di chi ascolta, la direttrice spiega e gli occhi e i corpi seguono le sue indicazioni: i segni di assenso per chi già conosce, si, siamo convinti, siamo davanti al posto più antico di Cosenza, forse da qui si è poi sviluppata la città, forse, è una ipotesi fondata sui resti, ma fa bene pensarlo.
Poi gli uffici e le sale: chi affronta lo scalone monumentale in appoggio alla grazia leggera della ringhiera liberty, chi in ascensore.
Non sfugge al tempo il ricordo di Mauro Giancaspro, a dir poco il primo direttore della Biblioteca Nazionale: ne fu, infatti, organizzatore, fondatore, raccoglitore di fondi e di donazioni per costruire un patrimonio librario di valore e di interesse. Anni di discussioni e di confronti, visioni spesso contrapposte tra chi come me, usciva dall’esperienza de IL Manifesto e l’amico Mauro, legato per affetto e cultura a
Riccardo Misasi, ma all’epoca una circostanza non proprio favorevole, però Giancaspro era dotato di umiltà e di pensiero libero. Quelle conversazioni, una ricchezza per un suo modo gentile di argomentare, soprattutto nell’antitesi.
Nella sala consultazione, nella sua luce lunga, dove si respira il libro e il blu degli schermi aperti per ogni ricerca, affiora un altro episodio che dimostra come una biblioteca, non sia solo cataloghi e magazzini, ma una fucina di sapere e di professionalità. Spontaneo il racconto dell’incontro con la Dott.ssa Vetere. Una mattina, alla ricerca, per conto altrui, di un libro che dal catalogo on line era segnalato solo a Cosenza, approdai alla Nazionale. Come al solito ottima assistenza, libro trovato e concesso in prestito per trenta giorni; molte volte il caso guida le azioni, sfugge una domanda su Stefano D’Arrigo e un libro introvabile anche on line. La Vetere appare incuriosita su quella richiesta e me ne chiede la ragione…ebbene svelo che sono in un gruppo di lettura AUSER, che da molti mesi è impegnato a leggere Horcynus Orca appunto di D’Arrigo. La sempre controllata bibliotecaria si illumina e apre il suo ricordo delle lezioni di Pedullà nelle aule della Sapienza: commossa, racconta la sua esperienza di studentessa in un incrocio straordinario, un tempo si sarebbe detto ’fatale’ tra l’opera in pubblicazione, il professore-critico e lo scrittore, proprio la prima lettura pubblica di Horcynus, offerta a letterati in formazione. Quel giorno il gruppo di lettura ha avuto, i volumi inerenti gli agognati approfondimenti verso un romanzo che era entrato nella vita di tutti, ma soprattutto il privilegio di materiali inediti ed esclusivi, le prime osservazioni critiche e le prime interpretazioni di Pedullà su quelle pagine di vento e di mare. Questo l’accaduto del 2018, questo il racconto, perché questo accade nelle biblioteche, frequentemente nella Biblioteca Nazionale di Cosenza, che con leggerezza, dopo più di due ore volate nel piacere, il gruppo lascia alle spalle, chi in sotto, chi in sopra, tutti con il proposito di tornarci al più presto.

AGLI SCIOCCHI LO STUPORE!
di Gilda De Caro
Perché sorprendersi se in Italia cresce l’analfabetismo funzionale dei cittadini dai 15 ai 65 anni di età? Nel ricevere la notizia, si prova disagio, una certa inquietudine, mentre si ha la consapevolezza che quella italiana è una società avanzata, tecnologica, aperta oltre ogni confine alla collaborazione in importanti progetti e applicazioni scientifiche. Non si trascurano i commenti sui media, sui giornali, che ancora offrono la possibilità di una riflessione oltre la stringatezza delle news. Si perviene ad alcune considerazioni, la prima, la più importante: il differenziale di competenze compromette profondamente la qualità dell’essere cittadini, aumenta la disuguaglianza, lede in modo grave la sostanza della democrazia. Gli esiti espongono differenze significative all’interno dell’Italia tra le fasce di età, tra il Nord e il Sud, molto distanziati dalla media OCSE; il gruppo che si colloca nei livelli alti è sempre inferiore alla media OCSE e quindi inferiore a quelli di altri paesi europei. Insomma ne emerge un quadro generale molto critico sul possesso della lingua, sulla capacità di calcolo e anche su quella della risoluzione di problemi semplici e imprevisti di una bella fetta del popolo italiano. Insomma tutta la popolazione attiva è coinvolta, ma un quarto vive in condizione di “analfabetismo funzionale” su cui tanti anni fa il linguista Tullio De Mauro, mai troppo rimpianto, richiamava l’attenzione.
Come si è arrivati a una simile tragica circostanza? CIVICA AMICA ha riunito un gruppo di suoi soci esperti per condurre un’analisi, che, attraverso una discussione calorosa e animata, ha individuato alcuni parametri e concause, anche temporali, che hanno contribuito a un tale regresso rispetto ai dati del 2011. Ci si è proposti di non semplificare l’argomentazione, rischiare magari di non essere compresi da coloro che sono “scarsi” in literacy (analfabeti), ma di delineare una interpretazione del caso che si giudica grave e preoccupante. Uno dei primi fattori è stato individuato nella velocità del cambiamento per la rapida diffusione di tecnologie; una enorme potenzialità usata esageratamente, quasi priva di indirizzi educativi definiti, ritenendola educativa di per sé; quasi una forma di strabismo ha provocato nel comportamento individuale e nella linea applicativa dei programmi scolastici in ogni grado di scuola, l’impoverimento del linguaggio, un diffuso individualismo, un’ampia omologazione e una spinta competizione, tesa allo scalpore e al colpo a sorpresa ( anche a rischio di falsificazioni), a danno della esattezza del contenuto, del metodo, della più posata assimilazione, la tecnica e il meccanicismo degli apparecchi telefonici come “summa abilità”.
L’invecchiamento è sicuramente un motivo strutturale del divario tra le generazioni, così come la scarsa consuetudine alla lettura degli italiani, altre indagini consegnano dati in cui dai 35/ 40 anni in poi la stragrande maggioranza degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno, mentre i più piccoli e i giovani sono quelli che leggono di più, in grande ascesa i fumetti e le grafic novel.
La qualità della vita degli italiani è compromessa, soprattutto per la sostanziale incapacità di comprendere la realtà in cui si vive, come interpretare, come reagire, come regolarsi per arginare probabili danni o risposte urgenti da fornire. L’indebolimento dello spirito critico è evidente nella diffusione di comportamenti aggressivi e violenti, così come la precarietà nella condizione lavorativa e degli affetti, le difficoltà economiche, abitative, la percezione di una impossibile vita futura determinano uno stato d’animo funesto, non incline né alla riflessione, né alla immaginazione, pertanto si tende a sopravvivere, piuttosto che rivendicare una esistenza meno svilita. Le responsabilità del ceto politico sono evidenti ed enormi, per la trascuratezza verso la dimensione culturale nella vita dei cittadini. Teatri, cinema, Musei, Biblioteche, case editrici librerie in chiusura, e la loro crisi rappresenta la verifica dei dati, che l’OCSE per altra via fornisce.
Immediata la proposta: la Lettura è il principale rimedio a così perniciosa circostanza, la lettura da proporre in ogni forma, in accoppiata con la scrittura, in luoghi piacevoli, in compagnia, guidata, drammatizzata, di testi diversi, libri, riviste, giornali, epistolari, senza alcun fine o finalizzata, per il puro piacere di leggere da soli o insieme in posti dove sia allettante stare al caldo in inverno e al fresco in estate. Vengono in mente le parole di Cicerone quando anticipa al suo discepolo e amico in una prossima visita, come gli sarà particolarmente gradita la sua biblioteca e il giardino su cui si affaccia, con il sussurro delle fontane. Allora si può considerare che una possibile soluzione del dilemma passa dalle biblioteche e qui a Cosenza dalla Biblioteca Civica?
La si immagina aperta e funzionante, restaurata, con la terrazza dei poeti realizzata, assimilata all’amministrazione ministeriale, impegnata nei suoi compiti istituzionali, popolata dagli studiosi che la rivendicano funzionante per le loro necessità di ricerca; la visione corre e si sviluppa, la si immagina aperta in orari lunghi, anche di sera, animata da gruppi di lettura, da laboratori di documentazione, da corsi di italiano per stranieri e stranieri che insegnano ai cosentini la loro lingua e le associazioni, che svolgono una molto commendevole azione di mediazione e conoscenza con i nuovi cosentini, poi da crocchi di studenti impegnati nei concorsi di ricerca bibliografica sui cataloghi o davanti agli schermi dei PC; ci saranno attori in cerca di ispirazione per i loro spettacoli, gli alunni delle scuole che visiteranno incantati le sale e chiederanno i nomi dei “signori delle statue”, iniziative speciali per i comitati di quartiere per capire come la città nuova si sia originata dalla vecchia Cosenza, musicisti e musicologi che si addentrano su fondi mai esaminati di musici cittadini di vaglia, quasi dimenticati, storici dell’arte e docenti dell’Unical per studiare gli ‘Unicum’ che alla Civica si trovano. Un sogno, forse una visione, certamente una realtà ben più complessa e ricca di quello che CIVICA AMICA sta realizzando nel suo piccolo, nel convincimento che ogni libertà si fonda sulla conoscenza. I Civici lo hanno imparato proprio nelle sale della Civica e nei volumi che custodisce, le biblioteche chiuse rappresentano la più pericolosa delle diseguaglianze, l’origine di ogni ignoranza, chi fa finta di non vedere questa verità nutre propositi inconfessabili di dominio.
SE VENT’ANNI VI PAION POCHI…
di Gilda De Caro
Chi si lamenta che la vita di provincia sia un pigro fluire, laterale, sempre in affanno verso il “Nuovo” che altrove accade, perviene a congetture errate quando afferma con aria di sufficienza “qui non succede mai niente”; a Cosenza, per esempio, tutti connessi in diverse e diverse chat ricevono locandine, inviti, segnalazioni di concerti, esecuzioni speciali, mostre di arte e di fotografia, messe in scena, spettacoli, molto spesso coincidenti per orario e giorno.
Una continua, ricca e articolata offerta, che spesso crea il disagio di dover scegliere e selezionare. Cosi è accaduto nel pomeriggio del 29 novembre, come al solito molti eventi, tutti interessanti, ciascuno con valide, proprie ragioni interne. Un numeroso pubblico non ha avuto dubbi a partecipare alla presentazione de: VOCABOLARIO CALABRO- LABORATORIO ETIMOLOGICO CALABRESE, edito dalla Casa editrice dell’Orso. Il prof John Trumper, è stato responsabile scientifico di questo lungo lavoro di ricostruzione delle carte di Vincenzo Padula, che furono affidate dalla Fondazione Padula di Acri al gruppo di ricerca, nel 1995. Da allora iniziò una prima sistemazione e trascrizione dei termini dialettali, raccolti da Vincenzo Padula, che approdò alla pubblicazione del primo volume (A-E), a cura del prof Trumper, presso la Casa Editrice Laterza, nel 2001, presentato in Acri nel gennaio del 2002.
Negli anni seguenti si configura un progetto autonomo di ricerca, sempre con il coordinamento di Trumper, si forma con Cinzia Citraro, Leonardo di Vasto, Marta Maddalon, Antonio Mendicino e Nadia Prantera un comitato di redazione, che arriva nel 2017 alla pubblicazione del secondo volume,(F-O) per la casa editrice Dall’Orso, mentre nel 2019 la stessa casa editrice riedita il primo volume, il 2024 vede il completamento dell’opera, sempre per i tipi della Dell’Orso. Un cammino lungo, faticoso, a cui hanno partecipato numerosi e volenterosi studiosi, conseguendo una opera davvero importante, per gli esiti della ricostruzione del lavoro di Padula, per le ricerche molto approfondite sui dizionari esistenti in tutta la Calabria, per gli ambiti coinvolti, dal lessicografico a quello storico, con commento finale che “può includere osservazioni dalla dialettologia alla etnolinguistica, toponomastica, alla fonetica e alla fonetica storica”
Un merito evidente, che emerge dagli interventi di Trumper, di Maddalon e di Prantera, è il riferimento non al Calabrese, ma alle zone dei parlanti calabresi fin dai tempi di Padula, di cui si definiscono i confini, in riferimento anche agli studi di fine dell’800, che indicano l’aria greca e l’aria romana come etimologie prevalenti, mentre attraverso Padula si arriva a definire una ripartizione, che tutt’ora mantiene una vitalità. Dunque un lavoro tra passato e presente, che raccoglie pagine sparse, annotazioni affrettate, magari disordinate, su cui si è lavorato in ricuciture e interpretazioni; di questo intreccio di territori e dialetti se ne dà una visione articolata, essa si presenta utile nei tempi attuali, non solo per comprendere quanto siano antichi i calabresi e le diversità nella loro usuale parlata, quanto verso prospettive di studio per eventualmente registrare mutazioni delle lingue e dei dialetti come nell’uso accade, dato il metodo scientifico praticato. L’esito di questo lungo e faticoso lavoro è destinato agli Enti locali, per dotarsi di uno strumento di conoscenza continua, sempre utile, alle scuole di ogni grado per trattare il dialetto e la lingua nella dimensione corretta di reciprocità e scambio, alle Biblioteche dalle più piccole alle più importanti proprio per custodire un irrinunciabile patrimonio culturale della Calabria e per offrirlo allo studio di futuri studiosi. Si è determinato nel piovoso pomeriggio del 29 novembre un corto circuito per me doloroso, perché ho riflettuto che la biblioteca più adatta all’accoglienza di questo prezioso scrigno fosse la BIBLIOTECA CIVICA di Cosenza, proprio perché il VOCABOLARIO CALABRO andrebbe a collocarsi accanto alle altre opere di Padula, al Brutio, di cui costituirebbe una moderna realtà aumentata per una più efficace comprensione e un maggiore utilizzo. Al momento la Civica è chiusa, non credo che il Consiglio di Amministrazione sia nelle condizioni per un simile acquisto. Certo è bene che la cittadinanza sia rassicurata che la Civica non subisca affronti più di quelli che ha già subito, è bene che circoli la più ampia informazione sui lavori di ristrutturazione e ripristino dell’edificio per effetto del CIS, mentre appare molto opaco il tacere su quando la Biblioteca riaprirà e secondo quale gestione.
Al momento è CIVICA AMICA che può intervenire in nome e per conto della Biblioteca Civica per effetto delle donazioni: essa agisce in tal senso con il diritto di chi l’ha frequentata, di chi si è formato in quelle sale, di chi lamenta che esiste in città una generazione di adolescenti, che non ha mai varcato quel cancello, che non si è mai accostato a quei cataloghi, né può visitare un sito aggiornato. Allora la decisione è subito presa: a gennaio ’25 si terrà una nuova presentazione dell’opera nella sede di CIVICA AMICA, in Corso Telesio, così come si perfezionerà in quella sede l’acquisto per conto della Biblioteca Civica di una copia di tutta l’opera per rendere omaggio al prof Trumper e ai coraggiosi del gruppo di ricerca, per affermare che l’agire da cittadini è un valore, ma soprattutto per porre una domanda: ancora c’è qualcuno che sente di sostenere che la raccolta fondi non serve???
di Raffaella Trozzo
Notte fonda, il mondo tace intorno a me, la natura silenziosa si lascia affascinare da un manto di stelle che lascia muto persino il respiro. Poi, non appena chiudo gli occhi, il silenzio diventa assordante. Uno scoppio di voci, grida, risate e pianti si susseguono rincorrendosi come impazziti assorbendo i miei sensi e trascinandomi fuori dalla realtà.
Lellaaaa torna a casa, hai fatto i compiti? Dov’è’ tua sorella?dov’è’ quella zavorra di mia sorella? La nonna mi chiama: ci facciamo una briscola? E la zia Lelline’ vieni che diciamo il rosario. Lassa a parte a sant’Antonio recitava una cantilena mentre nei nostri giochi d’infanzia facevamo bruciare un pezzo di carta nell’immenso focolare nella cui bocca entrava tutta la famiglia. Domani ho un esame, ho dolore alle ginocchia piango dal forte dolore, mio padre vicino a me mi conforta e mi parla calmo: Lella sei una donnina forte ce la farai.
Si ce la farò quando la vita mi mette davanti le prime prove dolorose: la perdita di nonni e zii, la famiglia si assottiglia. Le prime delusioni amorose, le prime delusioni lavorative, ma tu anima mia piangi nelle lunghe amiche ore notturne e di giorno lotta per i tuoi sogni.
Poi la famiglia mia, il vagito di un puffettino biondo, poi un altro scuro scuro. Mamma tu sei il nostro faro, la nostra forza.
Ma il mio papà dov’è? Un grido di dolore mi squarcia il cuore, chi mi consolerà da oggi quando mi faranno male le ginocchia?
Dov’è la mia mamma? Si è persa nei meandri del suo mondo antico. La sua mente non è più nel presente ed ancora c’è Lella che la tiene ancorata al quotidiano.
Un ‘male brutto’? Bruttissimo contro cui è impossibile combattere, ma Raffaella stringi i denti ed affronta ogni terribile giorno per tre anni. Tre anni che se vissuti notte e giorno senza riposo diventano un’eternità.
Addio mamma le mie lacrime sono prosciugate, non ho più niente da farti portare con te. Sono asettica e quasi grata che le tue sofferenze siano finite.
La mia passione invece deve ancora iniziare e le tre notti tenebrose sono vivide nella mia mente tanto che periodicamente ritornano.
“La nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo che vive può scappare” diceva San Francesco. Ma quando la commiserazione supera ogni umana previsione il tuo essere si ribella ed abbandona ogni vecchia certezza. Lella tu sei forte! risuona una voce lontana.
Scusate se vi ho deluso, sono solo una fragile donna, che ha tanto bisogno di riposare in silenzio.
di Ninetta Fullone
Buongiorno! interessante e piacevole serata ieri nella sede di civica amica : La presentazione del vocabolario storico etimologico calabrese di John Trumper.
“Racconto di una ricerca”. Inizia la presidente di civica amica Gilda De Caro che con dovizia di particolari ci parla del lavoro fatto dal prof.e dai suoi collaboratori utilissimo per approfondire la storia della Calabria; ci incuriosisce leggendo alcuni vocaboli: arrassusia.
Quindi a parlare è il prof. Trumper esperto di dialettologia. romanza, sociolinguistica, linguistica storica ,considerato uno dei massimi studiosi di dialetti.
Molto intetessante è ascoltare la genesi del lavoro svolto ; una ricerca lunga ,approfondita veramente immane. Tanti i riferimenti ai luoghi (ai dialetti dei luoghi Aprigliano…) e alle persone soprattutto a Padula.
Poi è la volta della prof.Marta Maddaloni che in sinergia con il prof. approfondisce, chiarisce completa il tema della serata.
Interessanti e utili gli interventi ma, soprattutto sentire dalla presidente di civica amica “stasera si e’ perfezionato l’acquisto del vocabolario per conto della nostra amatissima biblioteca civica” Tutti ci auguriamo che apra al più presto.
Non è mancato nulla (sala gremita….) alla fine il momento conviviale un bicchiere di vino e degli ottimi tarallini.
Buongiorno presidente.
Interessante, partecipata, bellissima serata quella di ieri al Cineteatro Universal di Cosenza.
Tanti i motivi: la preziosa documentazione del percorso fatto quale testimonianza dell’immane lavoro svolto per la riuscita dell’iniziativa e, la dettagliata e piena realizzazione.
Molto sentite e interessanti le parole del consigliere comunale avv. Francesco Alimena e della presidente di Civica amica Gilda De Caro.
La presidente ha conversato piacevolmente con NANNI SPINA che ha realizzato il documento video curatissimo in tutti i particolari ,ci ha spiegato il perche’della musica al posto delle parole, le particolari inquadrature e tanto altro.
Molto utile l’ intervento del diretttore dei lavori Ferruccio Rizzuti, e quello di tutti gli altri partecipanti.
Abbiamo visto scorrere le immagini dei vicoli delle viuzze e di tutti gli altri luoghi e ambienti visitati. I bambini felici e protagonisti di quanto si faceva, ci siamo visti tutti noi partecipanti attenti e curiosi di scoprire le bellezze che il nostro centro storico custodisce Particolarmente interessante l’idea di continuare su questa strada, preziosa e utile per la nostra città.
Nell’attesa cliccando sul link apposito possiamo rivedere “la bella avventura nel centro storico di Cosenza”.